LO STADIO DI ATLETICA NECESSITA DI UN DIRETTORE DELL’IMPIANTOGENTO
Lo stadio di atletica di Arezzo necessita di un direttore dell’impianto. A sostenerlo è l’Alga Atletica Arezzo che, impegnata a livello giovanile dal 1981 e forte di quasi trecento atleti, avanza alla futura amministrazione comunale la richiesta di tornare ad istituire una figura con le professionalità e le competenze adeguate per migliorare la qualità delle relazioni con le società attualmente impegnate in uno dei principali luoghi sportivi cittadini e per garantirne una più efficiente gestione. L’Alga Atletica Arezzo lamenta infatti una forte criticità nei rapporti con l’Ufficio Sport che, soprattutto negli ultimi mesi, sono andati a deteriorarsi a causa di molteplici episodi.
Il primo di questi è stato registrato a fine 2018 con l’aumento senza alcun preavviso o confronto delle quote di ingresso allo stadio di atletica per l’anno successivo, configurando un forte incremento dei costi a stagione in corso. Le problematiche sono state acuite in seguito all’emergenza Covid19, con l’Ufficio Sport che ha ritardo di oltre un mese l’apertura dell’impianto: un gruppo di nove atleti aretini ritenuti di interesse nazionale sarebbero potuti tornare in pista già dal 4 maggio perché indicati di interesse nazionale ma lo stadio è rimasto chiuso fino al 15 giugno. «L’impianto di Arezzo restava chiuso – spiega il presidente Stefano Arniani, – mentre nel resto d’Italia, compreso zone ben più colpite dal virus quali Bergamo o Milano, le società di atletica tornavano ad allenarsi. La prima e ritardata comunicazione dell’Ufficio Sport prevedeva la riapertura limitata ad un massimo di sedici persone in contemporanea, un numero irrisorio considerando le dimensioni dell’impianto e il numero degli atleti delle diverse società. Nel frattempo, inoltre, lo stesso ufficio ha omesso di rispondere alle richieste avanzate, come da protocolli, per la ripresa degli allenamenti degli atleti di interesse nazionale».
Una mancanza di risposte è stata evidenziata dall’Alga Atletica anche di fronte alle richieste di procedere ad una manutenzione ordinaria e straordinaria dell’impianto, presentando documentazione fotografica per motivare gli interventi. Nel frattempo, durante i mesi di stop per l’emergenza sanitaria, l’Ufficio Sport ha omesso la manutenzione ma ha investito risorse pubbliche per l’installazione di tornelli all’ingresso dello stadio d’atletica. «Il nostro stadio d’atletica – continua Arniani, – è il primo in Italia ad essere dotato di tornelli. Questo comporterà una difficoltà di gestione per l’accesso dei corsi per i bambini più piccoli dove è previsto un continuo ricambio di utenti e, soprattutto, l’impossibilità da parte dei loro genitori di accompagnarli in alcune aree dell’impianto, tra cui gli spogliatoi. Insieme a Coni e Fidal, inoltre, stiamo verificando la compatibilità dei tornelli con le normative di sicurezza».
L’ultimo episodio è rappresentato dallo sgombero arbitrario degli armadietti negli spogliatoi di istruttori e arbitri, con il contenuto ammassato, con la scomparsa di alcuni oggetti e con la conseguente effettuazione di una denuncia da parte dei dirigenti dell’Alga Atletica Arezzo. L’Ufficio Sport ha affermato che lo sgombero è stato previsto per “occupazione sine titulo di immobile pubblico”, nonostante la destinazione dei locali in questione sia stata prevista dal progetto propri per istruttori/giudici e nonostante la società abbia ricevuto le chiavi degli armadietti direttamente dal personale del Comune. «Con l’assessore allo sport Nisini abbiamo un buon rapporto – puntualizza Arniani, – che ha permesso di risolvere molti di questi episodi negativi collegati all’Ufficio Sport. Per oltre trent’anni l’impianto ha fatto affidamento sulla presenza di un direttore deputato alla gestione e ai rapporti con le società, con l’obiettivo comune di far crescere uno sport che in città conta migliaia di praticanti di tutte le età: questi continui episodi, uniti all’indifferenza verso molte richieste delle società, evidenziano l’urgenza di prevedere nuovamente questa figura».